venerdì 7 novembre 2008

Obama Presidente, alcune considerazioni

L'elezione di Barack Obama a Presidente degli USA ci spinge al alcune riflessioni, vista l'enfasi posta sul cambiamento da molti di coloro che hanno affrontato questo tema.
E' sicuramente una grande novità l'elezione di un Presidente afroamericano in un paese che vede soprattutto negli stati del Sud un profondo razzismo, che ha visto la comunità nera protagonista di una storia travagliata di schievitù e umiliazioni, di difficile inserimento: soltanto nel 1954 nella sentenza della Corte Suprema del caso Brown contro il Ministero dell'Istruzione veniva pronunciata l'incompatibilità della Costituzione con la segregazione razziale. Successivamente al caso di Rosa Parks nel 1955 in Alabama, all'impegno del reverendo Martin Luther King si avrà nel 1964 il Civil Rights Act che tra le tante cose proibì la discriminazione e la segregazione negli uffici pubblici, nelle scuole, nei sindacati, nei luoghi di produzione e scambio interstatali o federali. Ma la lunga marcia dei neri verso la Presidenza sarà funestata dagli omicidi di Martin Luther King e di Malcolm X, dai roghi del Ku Kux Klan, ancora attivo oggi, e dalle innumerevoli condanne a morte subite per la mancanza di possibilità di difendersi in giudizio in maniera efficace.
Non ci sfugge questo fatto di portata storica: ma in quale ontesto Barack Hussein Obama diventa Presidente degli USA? Nel contesto di una crisi dell'economia reale e finanziaria che molto probabilmente è peggiore di quella del 1929, in una fase di recessione, con il paese impegnato in due guerre in cui la possibilità di vittoria è praticamente inesistente (la nuova guerra dell'oppio in Afghanistan, dove Obama vorrebbe aumentare la presenza militare USA, una delle parti indecenti del suo programma di politica estera; la guerra in Iraq, paese attraversato da una resistenza all'occupazione che sta rendendo vani gli sforzi di controllo del territorio). Ovviamente la parte peggiore del suo programma è quella che riguarda la questione palestinese, dove afferma lo status di Gerusalemme capitale indivisa dello stato di Israele (chi conosce le questioni mediorientali, sa che una proposta del genere è un vero atto di guerra alla popolazione palestinese e i suoi diritti e la fine del diritto internazionale - per la violazione delle risoluzioni dell'ONU, tra cui la n. 242 dopo la Guerra dei Sei Giorni e la 338 dopo la Guerra del Kippur): queste promesse sono state fatte alla lobby ufficiale pro - sionista americana, l'AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), che definisce Obama nel proprio sito "un grande amico di Israele".
Nessun impegno inoltre del Presidente è stato espresso sul pluridecennale e vergognoso embargo nei confronti dell'eroica isola di Cuba, baluardo di resistenza verso le prepotenze del gigante imperialista, il che fa pensare ad una mortificante continuità. Per non parlare della questione venezuelana e della situazione della IV flotta americana, riattivata in funzione di controllo e repressione delle spinte bolivariste e indipendentiste che stanno modificando il panoramapolitico latinoamericano: cosa deciderà su questo?
Non credo che sarà in grado inoltre di smascherare e sollevare il popolo americano dal peso del debito truffa nei confronti della Federal Reserve, come tentò di fare lo sfortunato predecessore Kennedy (è forse questa la causa del suo omicidio?) , con l'ordine 11110, che consentiva al Ministero del Tesoro di emettere moneta a scapito della FED, moneta che non generava debito per la nazione. Per capire come si muoverà e quale sarà il peso degli interessi industriali/bancari bisognerà attendere la nomina dei Segretari di Stato: sicuramente questi interessi e il capitale finanziario avranno un ruolo, non credo in una grande operazione di redistribuzione di ricchezza e di ricostruzione industriale attraverso una accurata programmazione, insomma sarà difficile che possa attuare una politica audace alla Roosevelt. Gli sarà arduo, a causa degli interessi delle assicurazioni, costruire un servizio sanitario pubblico, che una nazione come gli USA manca quasi del tutto (se sei povero, puoi tranquillamente morire che non hai praticamente alcun diritto di cura senza polizza) nonostante lo abbia promesso.
Per quanto la novità è importante, la diffidenza è d'obbligo: i Presidenti americani sono sempre stati al servizio di interessi forti, di gruppi di potere e società più o meno occulte (dalla Massoneria agli Skulls and Bones) , sempre dalla parte dei padroni, mai da quella del popolo. Sarà interessante vedere quanti membri del Council of Foreign Relation o della Trilaterale saranno in amministrazione, quanto sarà duratura l'influenza dei necon sui democratici.
Da tenere a menete le parole del suo vice Biden, che ha affermato che ci sarà qualcosa di grave, una crisi internazionale che lo metterà alla prova subito, una sorta di avvertimento strano che ha dell'inquietante. Viene da chiedersi: cosa stanno preparando? Un nuovo 11 settembre o peggio? Strana cosa, intanto la falsa sigla Al Queeda, classica operazione false flag dei servizi, è tornata a farsi sentire...

Nessun commento: