Leggendo Comedonchisciotte, coraggioso blog di informazione alternativa, ci si imbatte in un post dal blog di Paolo Barnard, che non può lasciare indifferenti. La prima sensazione che si ha è quella del pugno allo stomaco: la constatazione, buttata giù con parole dirette, della vittoria totale del Capitalismo dei Beni di Consumo nei confonti di qualsiasi alternativa di sistema. Paolo Barnard raccota di un manifesto eloquente di Forbes , sfacciato nelle celebrazione della vittoria; una vittoria così totale che nessun messaggio lanciato in più di due secoli di storia, con tutto quello che è accaduto, gli è sopravvissuto. Esiste solo la dimensione del consumo, con i suoi riti, le sue scadenze, la sua ansia provocata, e tutta la vita non è altro che una scansione di tempi decisa da alcuni personaggi di destra, alcuni dei migliori pensatori del pianeta, che, assoldando le classi dirigenti, disponendo di mezzi finanziari illimitati, ragionando disciplinati e compatti, per molti anni, con il solo scopo di costruire un sistema talmente totalitario da far impallidire i vecchi regimi del Novecento, hanno edificato una società con un consenso elevatissimo proprio nelle masse popolari. Barnard, giustamente, ponendosi il problema dell'egemonia di tale "pensiero unico", individua alcune possibili iniziative, come lo studio e la stessa disciplina usata dagli avversari, la pazienza e, purtroppo per noi (perchè questo è veramente difficile) la necessità di avere una fonte di finanziamenti per poter mettere su questo "esercito" di pensatori, in modo da poter iniziare un paziente lavoro tra i popoli del pianeta, per trovar il modo di convincere milioni di persone a cambiare stile di vita.
Mi permetto qualche osservazione sui un ragionamento che largamento condivido: è vero, le persone oggi, nonostante le difficoltà, indottrinate dalla pubblicità, invogliate in ogni modo a consumare (anche con una marea di debiti) finchè possono spendono. Ma non credo che questa sia una crisi passeggera, si parla di una ristrutturazione globale dell'economia, che sicuramente lascerà numerosi lavoratori nella disoccupazione: quello che bisogna vedere è quale è il limite di rottura degli equilibri, perchè già in Grecia questo limite è stato superato (in realtà gli scontri erano già iniziati prima della morte di Grigoropoulos). La morte del quindicenne ha incendiato una società già carica di tensioni sociali, che ovviamente sono esplose alla prima occasione. Quello che potrebbe succedere però, è una sorta di serie di manifestazioni di violenza e rabbia incontrollabili, senza alcuna speranza di cambiare le cose, solo gesti di disperazione che portano a guai ancora più grossi. Questo accade se non si hanno progetti politici e sociali alternativi: la società del consumo abbaglia, è bella, colorata, seducente, e se tu non puoi accedere a tanto benessere, a cui eri abituato, se non arrivi a fine mese, è chiaro che vivi nella preoccupazione e nella frustrazione, pronto ad esplodere alla prima occasione. E questo è estremamente pericoloso se non ci sono alternative praticabili (fa solo il gioco di chi comanda). Insomma, quello che abbiamo davanti, è il classico tema dell' egemonia (definita da Antonio Gramsci come dominio culturale di un gruppo o di una classe che «sia in grado di imporre ad altri gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di controllo"); proprio per questo mi chiedo se quel gruppo di intellettuali e di attivisti disciplinati che Barnard auspica, dediti allo studio e a questa "guerra di posizione", non potrebbe essere un nuovo partito comunista, una vera e propria nuova internazionale, una nuova forza politica dei lavoratori alleati agli intellettuali che non getti alle ortiche quanto di buono c'è stato nella storia del movimento operaio del Ventesimo Secolo.
Mi permetto qualche osservazione sui un ragionamento che largamento condivido: è vero, le persone oggi, nonostante le difficoltà, indottrinate dalla pubblicità, invogliate in ogni modo a consumare (anche con una marea di debiti) finchè possono spendono. Ma non credo che questa sia una crisi passeggera, si parla di una ristrutturazione globale dell'economia, che sicuramente lascerà numerosi lavoratori nella disoccupazione: quello che bisogna vedere è quale è il limite di rottura degli equilibri, perchè già in Grecia questo limite è stato superato (in realtà gli scontri erano già iniziati prima della morte di Grigoropoulos). La morte del quindicenne ha incendiato una società già carica di tensioni sociali, che ovviamente sono esplose alla prima occasione. Quello che potrebbe succedere però, è una sorta di serie di manifestazioni di violenza e rabbia incontrollabili, senza alcuna speranza di cambiare le cose, solo gesti di disperazione che portano a guai ancora più grossi. Questo accade se non si hanno progetti politici e sociali alternativi: la società del consumo abbaglia, è bella, colorata, seducente, e se tu non puoi accedere a tanto benessere, a cui eri abituato, se non arrivi a fine mese, è chiaro che vivi nella preoccupazione e nella frustrazione, pronto ad esplodere alla prima occasione. E questo è estremamente pericoloso se non ci sono alternative praticabili (fa solo il gioco di chi comanda). Insomma, quello che abbiamo davanti, è il classico tema dell' egemonia (definita da Antonio Gramsci come dominio culturale di un gruppo o di una classe che «sia in grado di imporre ad altri gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di controllo"); proprio per questo mi chiedo se quel gruppo di intellettuali e di attivisti disciplinati che Barnard auspica, dediti allo studio e a questa "guerra di posizione", non potrebbe essere un nuovo partito comunista, una vera e propria nuova internazionale, una nuova forza politica dei lavoratori alleati agli intellettuali che non getti alle ortiche quanto di buono c'è stato nella storia del movimento operaio del Ventesimo Secolo.
2 commenti:
Grazie. Il tuo è il commento più intelligente e articolato che ho ricevuto sul mio articolo. Condivido molto di ciò che dici. Paolo Barnard
Le dico che il suo articolo è stato davvero un pugno allo stomaco, sono rimasto a riflettere per molti minuti, perchè da tempo mi chiedo come mai la sinistra ormai extraparlamentare, invece di proporre stupidaggini politiciste, non torni a ragionare sulle ragioni della sconfitta ideale subita nell'ultimo trentennio, della incapacità di rispondere ad un'offensiva che l'ha, pian piano, letteralmente smantellata. Non hanno veramente nulla da proporre se non liste, coalizioni e altre banalità. Nel mio piccolo, posso solo mettere in rete qualche riflessione, sperando che qualcuno la raccolga per aprire un briciolo di dibattito. Per il suo interesse al blog la ringrazio vivamente. Andrea.
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